Progettare è comprendere (e comprendersi)
Rieccoci, con un po’ di ritardo e un argomento lasciato in sospeso.
Nella penultima newsletter vi scrivevo che esistono due situazioni lavorative (in particolare) che mi rendono poco fiducioso nei confronti delle mie capacità e, alla peggio, mi fanno sentire proprio inadeguato:
Preparare una proposta di lavoro per un cliente potenziale
Preparare e pianificare le attività da fare con un cliente acquisito (per un percorso di consulenza, generalmente)”
…E ho approfondito la prima, proponendovi un cambio di prospettiva.
Oggi voglio parlarvi seconda, con un intento simile, auspicando che il mio ribaltamento possa portarvi a rivalutare alcuni momenti stressanti (in genere) dei vostri processi di lavoro.
Un po’ di contesto: esplorazione e concretezza
Definisco voi lettorə della newsletter “explorer”* assumendo che, iscrivendovi, abbiate scelto di sposare il mio approccio verso i temi che amo e verso la rete in generale: la costante e curiosa esplorazione.
Vien da sé che consideri in primis me stesso un esploratore — un cercatore e sperimentatore di novità — e questo ovviamente si rispecchia nella mia vita professionale: seleziono modelli e strumenti generalmente diversi per ogni cliente, adatti al caso specifico, che devo quindi approfondire o ripassare volta per volta.
Citando il buon Herman Melville: “I love to sail forbidden seas, and land on barbarous coasts”. Tuttavia…
Quando si tratta di lavoro mi risulta inevitabile confrontare questa disposizione con la necessità di sentirmi padrone di un mio scoglio, un territorio tutt’altro che sconosciuto. Che è un modo poetico (?) per intendere “professionalmente solido”, “competente”, e sopratutto in grado di portare quella competenza, in maniera ineccepibile, nelle attività di consulenza.
Voglio dire: belle le esplorazioni, belli gli esperimenti, ma quando la possibilità di utilizzare nuovi modelli o strumenti, o di affrontare temi di cui so ancora poco, è inserita nella cornice del mio lavoro, sopraggiunge il senso di inadeguatezza.
Forse vi sembrerà paradossale. Più probabilmente, riconoscerete questa sensazione.
In sostanza mi sento poco capace di portare a termine il compito che io stesso ho scelto di affidarmi, ancor prima del cliente di turno.
A onor del vero dovrei parlare al passato, perché il problema che vi ho appena raccontato è per lo più svanito, proprio grazie alle riflessioni “strategiche” che finalmente mi appresto a descrivervi.
Un’ultima premessa nella premessa: probabilmente si tratta di cose che avrete già sentito nominare mille volte — come sempre vorrei che vi focalizzaste sul mio sguardo su di esse.
1. Partire dal (proprio) presente
Tornare alla mia visione del mondo, compiere un passo verso me stesso, gentilmente, e ripartire da lì. Ecco la prima strategia.
Chi si rivolge a me professionalmente non può conoscere fino in fondo la mia competenza e mi sceglie anzitutto per la sua affinità con il mio sguardo sul mondo, e/o grazie al suggerimento di amicizie fidate — che fanno comunque da ponte per gli stessi valori.
Ho capito che la maggior parte della mia forza e di ciò che caratterizza i miei risultati come consulente deriva dal personalissimo modo in cui riesco a unire pezzi del puzzle che mi viene consegnato.
Siamo individui unici, persone inimitabili nel profondo: prima lo comprendiamo, prima diventiamo in grado di offrire il nostro specifico servizio/prodotto a chi sta cercando esattamente quello.
A rendere realmente unico un lavoro, un progetto, è la nostra soggettività.
Ho capito che nel mondo ci sarà sempre una domanda in attesa della nostra risposta — la vera difficoltà sta nell’ergersi al di sopra del rumore per consentire a tale domanda di trovarci o, viceversa, di trovarla noi per primə o, anche, di aiutarla ad emergere.
Questo focus su me stesso e sulle risorse che posseggo, tra l’altro, mi ha permesso di realizzare e sperimentare il mio primo “format”: un breve percorso per sviluppare e/o consolidare l’identità del proprio progetto e/o brand attraverso strumenti derivati da design thinking e visual strategy, dedicato a chi esercita una libera professione o si muove nell’ambito della piccola imprenditoria… E di cui vi sto accennando in totale anteprima — sorpresa!
A breve comincerò a parlarne sui miei profili pubblici, ma intanto offro a voi esploratorə della newsletter la possibilità di conoscerne i dettagli in anticipo: lasciate un commento su substack o mandatemi una mail (gabriele.ciufo@gmail.com) con oggetto “Visual Scaping” e sarete presto servitə. Potreste essere tra le prime persone a beneficiarne, chissà!
2. Student mindset
Lo scontro con le mie incertezze mi ha fatto rincontrare un secondo concetto che in parte, probabilmente, avevo dimenticato: mantenere una postura mentale da studente.
La pretesa di dominare tutte le mie aree di competenza per mostrarmi capace ad ogni costo, invece di aprirmi alle utilissime frazioni di ignoto provenienti dalle nuove relazioni professionali, è la formula perfetta per la stagnazione creativa.
Ogni nuovo progetto passato attraverso questa consapevolezza è diventato una reale occasione di approfondimento e crescita — a beneficio del cliente, sì, ma in primis mio. E questa è una lezione nella lezione, se vogliamo: ricordare di considerarsi destinatari, assieme al cliente, del lavoro che ci viene richiesto e che scegliamo di svolgere.
3. Basta l’1%
Concludo con un terzo punto di una semplicità sconcertante e che tuttavia costituisce una delle leve motivazionali più potenti che abbia mai trovato: basta conoscere l’1% di un argomento specifico, rispetto a un’altra persona, per aver qualcosa di concreto da trasmetterle e addirittura insegnarle.
Questo concetto mi ha fatto capire che lo scalino della vendita non è poi così alto; che a volte basta davvero poco e ha molto più senso concentrarsi su quel poco, su quel piccolo salto, invece di pensare al grande lancio e al volo (spesso pindarico, non a caso) che ne seguirà.
Dunque ora, quando inizio a dubitare delle mie conoscenze su argomenti che ho comunque bisogno di integrare in un processo lavorativo, prima di lasciarmi fregare dallo sconforto, provo a pormi una domanda: ne conosco almeno l’1% in più dellə miə cliente?
Se la risposta è ”sì”, vado avanti e passo alla prossima fase che generalmente riguarda la misurazione delle specifiche informazioni in mio possesso — che quindi costituiscono una sorta di punto di partenza da cui avanzare, e non un vicolo cieco da cui retrocedere — e l’individuazione di eventuali integrazioni minime per iniziare (bene) l’attività del caso.
Provateci e credeteci: l’impatto è pazzesco.
Ricapitolando
Partire da ciò che si conosce e possiede
Aprirsi al nuovo come fossimo in un’eterna scuola
Riconoscere la validità delle proprie risorse (e onorarle)
Queste piccole strategie non solo mi hanno permesso di uscire dal pantano in cui spesso mi andavo a ficcare, ma pure di aggiungere nuovo valore ai miei processi e, in conseguenza, di aumentare il livello di soddisfazione dei miei clienti (oltre che mio).
Concludo con la domanda di rito: avete mai vissuto le difficoltà e gli ostacoli che ho descritto? Se sì, quali soluzioni avete adottato e quali hanno effettivamente funzionato?
Ditemelo rispondendo a questa mail o scrivetelo nello spazio commenti, se mi leggete da substack.
*Sto testando il termine inglese perché, in quanto neutro, mi consente di evitare il maschile sovraesteso, che trovo generalmente poco accogliente. Al tempo stesso non vorrei introdurre ulteriori inglesismi, soprattutto tra le mie parole “chiave”. E tuttavia lo schwa, che spesso uso, può creare altri tipi di problemi.
Chiarito che la soluzione perfetta e universale non esiste, vi propongo di aiutarmi a trovare la più adeguata per questo spazio condiviso:
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Process
Una nuova rubrica dedicata ai processi dietro la realizzazione di un progetto personale o professionale
Collective Podcast 205 - Joe Bennet
Oggi vi porto dietro le quinte di una coloratissima, fantascientifica e fantastica (in vari sensi) serie animata che ho menzionato qualche newsletter fa, Scavenger’s Reign, e lo faccio attraverso una conversazione tra il suo co-creatore Joe Bennet e uno dei professionisti del settore creativo che più ammiro, Ash Thorp.
Vi aspetta una ricchissima serie di aneddoti, approfondimenti, ma pure di suggestioni e consigli destinati a chiunque lavori con la creatività e/o abbia un progetto derivato della propria creatività (il confine è sempre labile, per quanto mi riguarda).
P.S. Aver visto la serie è un gradito plus, non una necessità.
P.S.S. L’intera conversazione è presente in versione audio su praticamente qualunque piattaforma che ospiti podcast.
P.S.S.S. The Collective, il progetto che fa da cornice a questo scambio, è stato forse il primo podcast che abbia mai ascoltato. In ogni caso ha il gran merito di avermi fatto avvicinare a questo mondo meraviglioso fatto di intrattenimento, informazione e formazione in formato audio. 🥰
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📣 Il labirinto sta per evolvere
Prima di procedere voglio ricordarvi che ho sistemato il mio ko-fi e ho aggiunto la possibilità offrirmi un “tè” al mese.
Il funzionamento è simile a quello di Patreon: potrete sottoscrivere una sorta di abbonamento e, così facendo, oltre alla consapevolezza di contribuire concretamente allo sviluppo delle mie attività, otterrete dei vantaggi esclusivi come l’accesso anticipato (o addirittura riservato) a svariate future iniziative ed eventuali sconti sui miei servizi di consulenza e/o prodotti.
Se non sapevate dell’esistenza del ko-fi, tutto regolare: avrete capito che non sono esattamente il massimo con l’auto-promozione. Calzolaio con le scarpe rotte way of life. 🤡
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Esplorazioni digitali
Le notizie, le risorse, gli strumenti più interessanti che ho incrociato nell’ultima settimana.
Gli ultimi anni sono stati attraversati da tantissimi eventi, in larga parte positivi… Anche se molti di noi giurerebbero il contrario, a causa di una narrazione mediatica spesso votata al dramma (le emozioni forti aiutano a vendere, ormai è cosa ben nota).
Questo progetto editoriale ha l’obiettivo di far emergere tutto il buono che invece quotidianamente accade: i progressi significativi nel campo della salute e dell’energia, i successi della ricerca tecnologica per la salvaguardia ambientale, le vittorie sociali e politiche. E così via.
Nonostante tutto il buono non smette di esistere e fa un gran bene ricordarcelo ogni giorno.
Innovative Technologies: from Science Fiction for Space Applications
Un documento realizzato dall’Agenzia Spaziale Europea che espone ed esplora il profondo legame tra alcuni dei traguardi e degli obiettivi scientifici più noti e rivoluzionari — manipolazione atomica, wearable device, propulsione spaziale, terraformazione per citarne alcuni — e dei concetti cardine della narrativa fantascientifica.
Un’ottima e ispirata (e ispirante) dimostrazione delle meraviglie che possono scaturire dal concedere a creatività e razionalità di incontrarsi. …Oltre che del gran valore della fantascienza in generale, se lo chiedete a me.
Ispiratissima raccolta di fotogiornalismo edita dal Times (consuetudine annuale) che tenta di descrivere la complessità dell'esperienza umana attraverso eventi globali, sfide umanitarie ma pure piccoli trionfi personali e scorci di quotidianità in contesti di crisi. Vi avverto: potrebbe fare un po’ male al cuore.
OpenAI Prompt engineering Guide
Come procede l’esplorazione delle IA text-based? State ottenendo i risultati sperati? Ci state anche solo provando? Nel dubbio, eccovi la guida ufficiale al "Prompt Engineering" di OpenAI: i creatori di ChatGPT ci mostrano come formulare richieste efficaci per ottenere migliori e più affidabili risposte dai language model. A volte è meglio andare direttamente alla fonte, quando c’è tanto rumore.
La Stanford Design School è un pilastro nel campo della progettazione e della comunicazione e questo link vi porterà alla loro ricchissima libreria: una collezione di 10 manuali pensati per tramandare il design come mezzo (e pratica) di esplorazione, cambiamento, miglioramento, e far emergere il proprio potenziale creativo nella quotidianità.
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Life status
Una “fotografia” della mia vita corrente.
📚 Sto leggendo
Harry Potter e la Pietra Filosofale di J.K.Rowling - Potremmo chiamarlo un “recuperone”, ed è tutto merito di inntale.
🎧 Sto ascoltando
Your Hour di Pilotpriest - Singolo di cui solo recentemente ho recuperato il video. Sono già innamorato sia della traccia che di quest’ultimo, d’altro canto si tratta di uno dei miei musicisti preferiti che lavora con alcuni dei miei visual artist preferiti. Gli piace vincere facile (con me).
📺 Sto guardando
Beef - Serie TV prodotta da A24, fuori di testa in molti sensi e decisamente inaspettata sia per l’evoluzione della storeia che per il suo epilogo. Ah, è un po’ triggherante perché mette in scena dei comportamenti tutt’altro che corretti, ma il modo in cui li ritrae è uno dei motivi che la rendono valida. E comunque A24 sta diventando una garanzia.
🖼 Sto contemplando
Arc di J Louis - Figure umane mescolate a forme minimali e astratte? YES, please.
🎁 Sto desiderando
Un bel paio di anelli in legno per allenamento in sospensione. Tipo questi, per intenderci.
🎓 Sto pensando
Le persone vogliono ascoltare con il cuore, invece che con le orecchie
— May, Monarch - Legacy of Monsters (Serie TV)
Gabriele
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