Proporre è progettare
Esistono due situazioni (in particolare) lavorative che, non di rado, mi rendono poco fiducioso nei confronti delle mie capacità e, alla peggio, mi fanno sentire proprio inadeguato.
Forse vi strapperò un sorriso nel dirvi di quali si tratta:
Preparare una proposta di lavoro per un cliente potenziale
Preparare e pianificare le attività da fare con un cliente acquisito (per un percorso di consulenza, generalmente)
Due fasi diverse del lavoro, entrambe frequenti e fondamentali, due bravissime mixologist di cocktail emozionali.
Parlando con amici e colleghi ho capito che si tratta di una dinamica più o meno comune, dunque ho scelto di raccontarvi — in maniera più approfondita di quanto abbia già fatto su instagram in passato — il cambio di postura mentale che mi ha permesso di trasformare questo problema in una vera e propria opportunità, se non addirittura in un vantaggio competitivo.
1. La proposta di lavoro
Parto da una doverosa specifica che spero vi faccia riflettere, parallelamente, sull’importanza di questo tema: presentare una proposta a un potenziale nuovo cliente è come sfoderare una sorta di approfondito biglietto da visita.
Attraverso la proposta di lavoro comunichiamo al nostro prospect non soltanto dove potranno spingersi le nostre azioni professionali, e con quali potenziali risultati, ma pure quanto abbiamo capito di lui/lei e delle sue esigenze — mostriamo le nostra competenza di analisi e osservazione, oltre che un certo livello di attenzione e cura (fosse anche solo apparente).
C’è inoltre da considerare il tema monetario (generalmente presente), che nella media delle società occidentali assume l’arduo e pregiudizievole ruolo di rappresentare e comunicare il nostro valore come professionistə — che ci piaccia o meno.
Di pressione ne abbiamo, dunque? Nel mio caso assai, perché questa fase è il dominio delle idee, delle domande, e quindi del dubbio e dell’incertezza.
E qui arriva il primo ribaltamento: l’incertezza, se osservata bene e abbracciata anziché (soltanto) temuta, può alimentare una certa dose di curiosità; la curiosità, se sguinzagliata, può dare luogo a un’utilissima eccitazione, che diventa carburante per creatività e motivazione. E poi la proposta di lavoro preannuncia un nuovo progetto, e ogni nuovo progetto può essere una nuova occasione per esplorare e approfondire le proprie competenze.
Un cambio di punto di vista semplice, bello… Che tuttavia non è bastato a rassicurarmi.
Il click vero e proprio è avvenuto quando ho iniziato a considerare la scrittura di una proposta come un vero e proprio progetto. Un progetto nel progetto, se vogliamo.
Per scrivere una proposta bisogna, infatti:
Approfondire e consolidare le speculazioni fatte dopo l’eventuale colloquio conoscitivo o i requisiti raccolti con un questionario in differita
Determinare il tipo di lavoro adatto al caso, sulla base delle ipotesi formulate e delle informazioni raccolte
Capire quali contenuti potrebbero veicolare meglio l’idea di lavoro al cliente;
Capire la forma attraverso cui “confezionare” la proposta, sia in termini di copy che visivi
Controllare se la tariffa standard è adeguata per il valore che mi è richiesto di offrire e/o se esistono chances per modificare il tariffario
Definire le tempistiche ottimali per svolgere il lavoro e, ancor prima la data ultima entro cui ottenere l’approvazione della proposta
Insomma, a vederla così, scomposta, viene fuori qualcosa di molto diverso da un semplice esercizio di taglia-e-cuci informativo. È un’attività che può restituire molto valore, e riconoscerlo ha effettivamente cambiato la mia narrazione interna — limitando il disagio derivato dal confronto con me stesso (prima) e con le aspettative del cliente (poi).
Secondo la prospettiva che vi ho appena raccontato, anche se l’oggetto della proposta non andasse in porto (altro motivo di pressione psicologica ed emotiva, chiaramente), mi resterebbe la consapevolezza di aver allenato la capacità di gestire e mettere a frutto le informazioni in mio possesso, oltre che di aver prodotto, potenzialmente, un modello valido per un prossimo cliente o addirittura per la community.
Ora però mi piacerebbe conoscere la vostra prospettiva: condividete le mie stesse difficoltà? Quale strategia avete scelto di attuare per affrontarle? E ovviamente fatemi sapere se questo racconto sortirà qualche impatto sul vostro workflow.
…E sì, di punti in cima ne avevo citai due, ma scrittura facendo ho deciso di lasciare il secondo per la prossima newsletter. Così vi evito una lettura chilometrica (non pensavo di andare tanto lungo) e al tempo stesso ne approfitto per imbastire un collegamento tra il tema della pianificazione e un altro pezzo del mio processo di lavoro di cui vorrei rendervi partecipi. Spero che l’idea vi piaccia!
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Esplorazioni digitali
Le notizie, le risorse, gli strumenti più interessanti che ho incrociato nell’ultima settimana.
The Compass of Mourning [articolo/essay]
Testo che parla del nostro sguardo sulla violenza e della necessità di contestualizzare quest’ultima, prendendo come riferimento la “tragedia bellica" che sta attraversando la cronaca internazionale di questo ultimo mese. Ve lo segnalo qui non solo perché ho scelto di offrire spazio alla vicenda in oggetto, riconoscendo il mio privilegio e quindi la possibilità, seppur piccola, di stimolare il dialogo, ma anche perché penso che le conclusioni di Judith Butler siano trasversali, applicabili su più fronti. Il mio invito è quindi di provare a fruirne (anche) attraverso la lente dello sviluppo personale. Qui c’è la versione italiana, che secondo me rende meno (a partire dal titolo).
La Camera Insabbiata [progetto]
Installazione interattiva vincitrice del “Best VR Experience Award” 74esima Mostra del Cinema di Venezia, co-creata dalle artiste Laurie Anderson e Hsin-Chien Huang, che esplora la transitorietà dei ricordi. Di questo genere di progetti, come sempre, più che l’opera in sé, mi affascina il processo creativo sottostante — ed è ciò che vorrei spingervi ad esplorare.
Ma il Fediverso è complicato? [articolo]
Un web diverso, lontano dalle dinamiche di controllo, limitazione e manipolazione tanto care alle piattaforme più note e popolate è possibile (forse) grazie a quel nuovo arcipelago di spazi digitali chiamato Fediverso. In questo post — proveniente proprio da uno dei luoghi (istanze) del fediverso che più apprezzo, Livello Segreto, Fabio “Kenobit” Bertolotti approfondisce un punto di vista che avevo iniziato a raccontare io stesso — con un’utile introduzione, se non siete avvezzi — nel primo episodio del podcast check in.
Generative AI exists because of the transformer [articolo]
Un’esplorazione grafica e testuale di come funzionano realmente le IA generative text-based (tipo il celeberrimo ChatGPT, per intenderci). Se volevate capirci qualcosa e non avevate ancora osato chiedere, questo è per voi.
Nebula [strumento]
Amo follemente le intersezioni fra giochi e dispositivi di pubblica utilità — specie se sociale. L’ennesimo esempio è questo, Nebula, uno strumento science-based che, lavorando sul nostro spirito critico e sulla nostra capacità di analisi, aiuta riconoscere, verificare e comprendere i meccanismi dietro le fake news.
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Life status
Una “fotografia” della mia vita corrente.
📚 Sto leggendo
Il Messia di Dune di Frank Herbert (Ciclo di Dune) — Quello concepito da Herbert resta uno degli universi fantascientifici più interessanti che abbia mai incontrato, tornato nella mia vita a più riprese e in momenti molto distanti fra loro. E ammetto che per questa ennesima immersione il merito va tutto alla mia partner (che soddisfazione!).
🎧 Sto ascoltando
L'album Moon in The Monastery di Selah Broderick — Un’esplorazione esoterica, un racconto sognante, che unisce musica e poesia. Da ascoltare per ascoltarsi.
📺 Sto guardando
Scavenger Reign — Viaggione visivo, quasi un trip, in un mondo completamente e letteralmente alieno. Trasuda meraviglia (e a tratti inquietudine) da tutti i pori. Non vi dico altro se non che dovete assolutamente dargli una chance.
🖼 Sto contemplando
I Tarocchi del mondo che annega del duo creativo Nicholas Kahn e Richard Selesnick — Meraviglie fotografiche, colme di particolari, che vorrei tenere a casa per poterle osservare e ammirare ripetutamente.
🎁 Sto desiderando
La scheda audio esterna PreSonus Revelator io24 — Possederla mi consentirebbe di fare un bel salto in avanti nella produzione di contenuti audio (es. podcast), ma pure, ancor più semplicemente, nella gestione di meeting e riunioni di lavoro online (che attualmente, a volte, diventa un parto).
🎓 Sto pensando
Chiunque può reggere il timone quando il mare è calmo.
— Publilius Syrus
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Gabriele
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